
‘I Musei Byron e del Risorgimento hanno una importante similitudine con l’Università di Bologna: cercano e riescono ad essere attrattivi nel mondo. A Baku il Presidente Mattarella ricordava che noi italiani siamo i primi esportatori di cultura e questo nostro mettere in connessione il mondo ci accomuna molto con i Musei inaugurati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna’. Lo ha detto il Magnifico Rettore Giovanni Molari, ricevendo il ‘Vincastro d’Argento Premio a una Vita’, l’onorificenza dell’Accademia degli Incamminati che gli è stata consegnata questa mattina alla Sala Muratori della Biblioteca Classense. ‘La cosa più importante che l’Accademia degli Incamminati vuole riconoscere al Professor Giovanni Molari conferendogli il Vincastro d’Argento è il suo impegno costante, preciso, direi entusiastico per l’insediamento dell’Università in Romagna. Avere l’Università vuol dire avere vita, futuro: lo studio è libertà’ ha spiegato il Presidente dell’Accademia Venerino Poletti, aprendo i lavori della Tornata dedicata a ‘Byron in Romagna ed in Toscana’. ‘Questa Accademia ha molti punti in comune con l’Alma Mater _ ha continuato Molari _: il primo è la valorizzazione della cultura. Il secondo è che questa è una delle istituzioni culturali più antiche così come l’Alma Mater è una delle Università più antiche. Per l’Università è importante avere degli spazi che non siano in affitto, per dare futuro: lo stiamo facendo ovunque, ed a Ravenna stiamo lavorando per rendere sempre più stabili i nostri insediamenti, come dimostrano i lavori fatti in tutte le nostre sedi’.
‘Questa è una giornata doppiamente importante _ ha detto la Presidente Falconi Mazzotti _ perché il premio che viene conferito al Magnifico Rettore Giovanni Molari sottolinea il suo continuo impegno per il radicamento e lo sviluppo dell’Università in Romagna ed a Ravenna in particolare. Inoltre, la visita dell’Accademia ai Musei Byron e del Risorgimento rappresenta la conferma di come i Musei ideati da Antonio Patuelli e realizzati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna sono sempre più una meta ambita per le massime istituzioni culturali italiane’.
‘Sono qui accompagnato dallo spirito di un nostro grande predecessore, Natale Graziani, che è stato a lungo Presidente dell’Accademia e che scrisse un bel volume ‘Byron e Teresa, l’amore italiano’ ha esordito Antonio Patuelli. ‘Ma chi era Byron? Era l’erede di una famiglia di grandi feudatari inglesi. Byron dovette scappare dall’Inghilterra per lo spirito bacchettone dell’epoca, per lo spirito libertario e per le polemiche che le sue abitudini libertine suscitavano. Byron dovette quindi cambiare aria e non fu l’unico intellettuale del momento: la loro meta era soprattutto Firenze, perché la Toscana è sempre stata una luce di libertà nell’Italia oscurantista del Settecento e restaurata dopo il Congresso di Vienna, Firenze abolì la pena di morte già nel Settecento, prima in Europa e tra i primi nel mondo’. Il Grand Tour era un momento fondamentale della formazione dell’epoca: ‘Byron _ continua Patuelli _ iniziò il suo in Italia poco prima di quello di Goethe, che ne trasse una fotografia fantastica dell’Italia dell’epoca, ma anche dei costumi, della cultura profonda e delle varietà presenti. Il viaggio di Byron ebbe un orientamento diverso: la prima tappa fu Milano, i suoi occhi furono attratti dalla Scala, e da Milano andò direttamente a Venezia che, con il Congresso di Vienna, era tornata agli austriaci, che ne soffocarono le velleità internazionali, ma non le abitudini. E tra le abitudini c’erano l’attrazione per l’Europa, il lusso ed un Carnevale che durava tre mesi’. Patuelli ricostruisce così la figura di Byron. ‘Era sofferente e non poco e nascondeva la sua sofferenza per le malformazioni che gli avevano condizionato la vita: a Venezia, dove è stato dal 1816 al 1819, andava quasi tutti i giorni al Lido di Venezia per cavalcare ed al ritorno il più delle volte nuotava dal Lido a Palazzo Mocenigo’. Poi iniziava la lunga sera del Lord inglese ‘che si concludeva normalmente con dei fasti di natura amorosa ed un ritorno a nuoto seguito da un gondoliere’. Poi Patuelli, nell’affresco dei protagonisti della storia, passa a Teresa. ‘Lei era una Gamba, nata a Palazzo Gamba in via Gamba ma studiò a Faenza al Collegio dell’Antico convento di Santa Chiara dove rimase assieme alla sorella Faustina ed alla cugina Teresa Cavalli, sua coetanea. Teresa rimase sette anni in questo convitto. Il Conte Guiccioli era titolare del Palazzo Osio, abitava in via Cavour. I nobili ravennati ricchi andavano a svernare a Venezia, dove si trovavano nobili, ricchi e persone di cultura, per il lungo Carnevale. Ma sapendo com’erano morti prima Dante poi il Cardinale Bessarione, ci andavano via mare, dal porto. Così nacque l’incontro tra Teresa e Byron. Il Conte Guiccioli _ prosegue Patuelli _ era stato molto filo-napoleonico, la qual cosa era compresa ma non molto apprezzata: i napoleonici avevano portato un grande vento della libertà però erano francesi e lo stesso Napoleone aveva avuto timore di entrare in una città così ecclesiastica come Ravenna, ed infatti fece la via Emilia senza entrare a Ravenna, città con due Cardinali, quattri grandi Abbazie ed in cui una parte importante dei cittadini erano religiosi. Il viaggio di Byron, memore di Dante, si svolse su un percorso più lungo, passando da Bologna, si fermò qualche giorno ed arrivò a Ravenna. Tra le prime cose che fece, arrivato a Ravenna, fu inginocchiarsi davanti alla tomba di Dante e scrivere la Profezia di Dante ispirata proprio da Teresa, in cui attribuì a Dante tutti i suoi desideri di libertà, di separazione tra Stato e Chiesa, che diventò il primo libro di libertà che i patrioti romagnoli ebbero come fonte di ispirazione’. A Ravenna Byron incontrò i Carbonari, il cui punto d’incontro era la tuttora Farmacia Chigi tra via Cavour e via Carlo Cattaneo, ed il poeta, che era molto facoltoso, comprò dei fucili che nascose dove oggi c’è la Taverna Byron. Nel 1821 a Cadice venne concesso uno Statuto Costituzionale: fu un momento fortissimo per i primi moti risorgimentali, la Costituzione di Cadice venne adottata anche a Torino da Carlo Alberto, ci fu un tentativo di insurrezione di tante città e le notizie a Ravenna arrivarono tardi e si sfaldò subito il primo tentativo di insurrezione, così che la famiglia Gamba dovette partire dalla sera alla mattina in direzione Firenze. Byron, che aveva passaporto inglese e che era benvoluto dalla popolazione, rimase ancora un po’ ma un bel giorno gli fecero capire che era meglio che partisse. Andò subito dalla Contessa. Ma si accorse che quella forte passione non era così forte e lui andò a Pisa dove trovò Shelley ed un altro nucleo di letterati e dove c’era l’Università più storica ed antica della Toscana, per cui andare a Pisa per Byron era andare anche in un ruolo di cultura. Da lì una nuova partenza per la Liguria e poi per la Grecia: e lì iniziò purtroppo l’ultimo tratto della sua vita che si conclude in Grecia. Una storia che rende oggi Ravenna la capitale mondiale di Byron’.
Alla Tornata sono intervenuti anche il Vice Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Franco Gabici, il Presidente dell’Italian Byron Society Ernesto Giuseppe Alfieri e la Presidente dell’Istituzione Biblioteca Classense Patrizia Ravagli.
Nel pomeriggio i soci dell’Accademia hanno visitato i Musei Byron e del Risorgimento accompagnati dalla Direttrice Alberta Fabbri
Ravenna, 18 ottobre 2025





